Woodstock ’69: 56 anni fa il festival musicale più famoso della storia

Il 15 agosto 1969 si apriva ufficialmente il festival di Woodstock, nella fattoria di Max Yasgur a Bethel, nello stato di New York, USA. I “3 Days of Peace & Rock Music” sarebbero dovuti terminare il 17 agosto, ma il festival venne allungato di un giorno per la marea di spettatori presenti: mai prima d’ora era stato radunato in un festival musicale mezzo milione di persone!

Contenuti
Contesto Socio-Culturale
Il movimento hippie nacque negli Stati Uniti a metà degli anni ’60 e San Francisco, in un contesto di forti cambiamenti sociali, ne divenne il principale polo culturale. La generazione dei Baby Boomers (1946-64), immediatamente successiva a quella Silente (1928-45), era cresciuta in un contesto difficile e contraddittorio. Le crisi internazionali erano all’ordine del giorno e la guerra del Vietnam (1955-1975) infiammava l’opinione pubblica: il conflitto, a causa delle innumerevoli vittime statunitensi, si rivelerà col tempo una totale disfatta e uno spreco di vite umane, tempo e soldi.

Essendo risultati vincitori della Seconda guerra mondiale, gli Stati Uniti poterono puntare i propri fondi pubblici sugli investimenti e nella ricerca, non nella ricostruzione come invece accaduto a stati perdenti, come l’Italia o la Germania. Nonostante questa ricchezza, permanevano contraddizioni secolari, come la segregazione razziale, un problema mai veramente affrontato e che getta le sue radici nel secolo precedente.
Sul piano socio-culturale, gli hippie rifiutavano i valori dominanti del capitalismo e della competizione, proponendo un nuovo standard basato su pace, amore, comunità e creatività. Storicamente, sono stati influenzati da grandi figure storiche, come Gesù Cristo, Buddha, Gandhi o San Francesco d’Assisi, ma anche dai poeti “maledetti” e decadenti (come Charles Baudelaire o Paul Verlaine). Inoltre, la Beat Generation degli anni ’50 ne costituiva un modello, così come la nuova cultura psichedelica legata all’uso di droghe come LSD e marijuana come espansione della coscienza e della mente umana.

La Summer of Love fu il vero inizio del movimento hippie, una risposta al conformismo e alla guerra in Vietnam. Se consideriamo il 1967 come la scintilla della cultura hippie, attribuendogli credibilità internazionale il 1969 fu l’incendio che rimane ancora impresso nella memoria collettiva. Migliaia di giovani da tutto il mondo, attirati dal quartiere Haight-Ashbury di San Francisco, si ritrovarono nel giugno del 1967 in California per il Festival Internazionale di Musica Pop di Monterey, che ospitava leggende come Jimi Hendrix, Janis Joplin, gli Who, i Jefferson Airplane o i Buffalo Springfield.
La genesi di Woodstock
Nel 1969, quattro giovani imprenditori, Michael Lang, Artie Kornfeld, Joel Rosenman e John Roberts, progettarono un evento commerciale per finanziare uno studio di registrazione nel villaggio di Woodstock, New York, USA. In poco tempo, a causa dell’enorme mole di biglietti venduti, il festival si trasformò in qualcosa di molto più grande e significativo e dovette cambiare luogo per preoccupazioni sulle condizioni sanitarie dell’evento.
A circa 70 chilometri di distanza da Woodstock, Max Yasgur, un allevatore di bovini, mise a disposizione per 75.000 dollari (circa 660.000$ attuali, pari a 564.000€) la sua fattoria di 240 ettari. Inoltre, altri 25.000 dollari furono pagati a proprietari confinanti per ingrandire la superficie del festival.
Sebbene nell’originaria location di Woodstock, i quattro imprenditori avevano garantito alle forze dell’ordine che non sarebbero arrivate più di 50.000 persone, nei 3 giorni di pace e di musica (che diventarono 4) arrivarono dalle 400.000 alle 500.000 persone. Le preoccupazioni locali erano ben fondate: in questi giorni di pace e follia i servizi igienici scarseggiarono e il traffico bloccò le strade attigue per chilometri.
I principali protagonisti musicali
La lineup di Woodstock, composta da 32 band e cantautori, rappresentava il meglio del meglio della scena musicale dell’epoca, spaziando dal folk all’immancabile rock psichedelico, dal blues al country rock. Tra i più memorabili:
- Jimi Hendrix chiuse il festival con una performance leggendaria il lunedì mattina, quando la maggior parte degli spettatori era già partita. La sua interpretazione distorta dell’inno nazionale americano a suon di bombe e mitra divenne uno dei momenti più iconici della storia del rock, un vero e proprio commento sulla guerra del Vietnam e sulle tensioni sociali dell’America.
- Janis Joplin portò sul palco la propria energia e voce graffiante, confermandosi come una delle voci più potenti del blues rock. Da ricordare la sua incredibile performance di “Piece of My Heart”.
- The Who si esibirono intorno alle quattro del mattino del 17 agosto portando sul palco una selezione del loro innovativo album concettuale “Tommy”, con brani come “Pinball Wizard” e “My Generation”. Nonostante Pete Townshend avesse criticato pubblicamente il movimento hippie, da lui bollato come una “farsa”, questa esibizione fu una delle più intense del festival. Abbie Hoffman, un attivista e politico statunitense, interruppe brevemente l’esibizione salendo sul palco per parlare della liberazione di John Sinclair, venendo scaraventato giù dal palco dallo stesso Pete.
- Joe Crocker trasformò completamente “With a Little Help from My Friends” dei Beatles rendendola irriconoscibile e completamente sua. La sua interpretazione del brano la rese ancora più celebre e amata.
- I Santana, guidati dal giovane Carlos Santana di 22 anni, erano ancora sconosciuti al pubblico mainstream. La loro fusione rivoluzionaria di rock, blues, jazz e ritmi afro-latini attirarono l’attenzione del pubblico e li proiettarono verso il successo mondiale
- Richie Havens aprì involontariamente il festival poiché molti artisti, tra cui i Sweetwater, arrivarono in ritardo per causa del traffico. Al settimo bis chiesto dalla folla, avendo terminato il repertorio, suonò in maniera improvvisata “Freedom”, un misto tra ripetizioni e assoli di chitarra.

- I Creedence Clearwater Revival, guidati da John Fogerty, offrirono un set di country rock, con hit come “Born on the Bayou” o “Green River” suonate alle 3 del mattino
- I Jefferson Airplane chiusero la seconda notte con il tipico sound psichedelico di San Francisco. “White Rabbit” e “Volunteers” divennero inni di Woodstock e della controcultura.
L’eredità del Festival
Lo slogan di Woodstock “Peace, Love & Music” non era solo marketing, ma rifletteva genuinamente lo spirito dell’evento e della controcultura americana del tempo. I giovani hippie dimostrarono che era possibile creare una comunità basata su amore, musica e rispetto reciproco. Infatti, nonostante le condizioni difficili e al limite della sopportazione, non vi furono episodi significativi di violenza e la solidarietà tra i partecipanti, la condivisione di cibo e riparo colpirono profondamente l’opinione pubblica americana.
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Il documentario del 1970 sul festival musicale più famoso della storia, diretto da Michael Wadleigh, vinse l’Oscar e aiutò a preservare la magia dell’evento per le generazioni future. L’album live registrò vendite enormi e molte delle performance, come quella di Jimi Hendrix, divennero classici del rock.
Nel corso degli anni ci sono stati diversi tentativi di ricreare il festival di Woodstock. Woodstock ’94 e ’99, in occasione del venticinquesimo e del trentesimo anniversario, attirarono grandi folle con un’atmosfera totalmente differente. Il festival del 1999, in particolare, fu caratterizzato da violenze e commercializzazione eccessiva, dimostrando l’irrepetibilità del 1969.

Conclusione
Woodstock rimane molto più di un semplice festival musicale. Fu un momento di convergenza generazionale, un’espressione collettiva di speranza e ribellione e una dimostrazione del potere comunitario della musica. Cinquantasei anni dopo, continua a rappresentare un ideale di comunità, pace e libertà che risuona ancora oggi, sebbene utopistico.
L’evento dimostrò che la musica può unire le persone al di là di differenze sociali, religioni o idee, creando momenti leggendari che rimangono impressi nella memoria culturale di una nazione. Woodstock non fu solo un festival, ma un fenomeno sociale che ispirò e continua a ispirare le nuove generazioni di artisti e sognatori.






