Tante sono le volte in cui ragazzi, ragazze, uomini e donne si uccisero lasciando un messaggio identico: il testo di una canzone. Ne sono un esempio la ragazza viennese, che si buttò nel fiume tenendo in mano lo spartito della canzone, e della donna che decise di farla finita con un’overdose. Nel mentre stava ascoltando la canzone.
Il testo della canzone, in due strofe, fu scritto da Seress a Parigi, dopo che la fidanzata l’ebbe lasciato a causa del suo scarso successo professionale e della sua ostinazione nel voler perseverare nella carriera musicale nonostante i fallimenti. Fu composto di getto, ispirato dal dolore di quel momento e parla di un amore profondo e del suicidio come unico modo di dimostrare il proprio amore a chi non crede nella sua sincerità.
Il primo caso documentato si verificò proprio a Budapest nei primissimi mesi del 1936. Il calzolaio Joseph Keller fu trovato morto nella sua casa. Si intuì subito che si trattava di suicidio e la polizia scoprì, vicino al corpo, una lettera di addio in cui citava le parole di una canzone uscita qualche tempo prima. Gloomy Sunday aveva mietuto la sua prima vittima.
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“Szomorú vasárnap”, in italiano “Triste domenica” di Rezső Seress con traduzione
Ma ne arrivarono tante altre e, il fatto che l’Ungheria presenti, secondo i dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, il più alto tasso di suicidi in Europa, sembra non bastare a spiegare questo dilagare di morti e soprattutto il nesso con la canzone che veniva spesse volte riportata nelle lettere che accompagnavano i gesti estremi.
Si contarono almeno 17 di queste oscure coincidenze tra suicidi e Gloomy Sunday. Nella maggior parte dei casi le vittime si erano tolte la vita gettandosi nel Danubio e portando con sé la copia della canzone. Per questo motivo, in tutta l’Ungheria, la canzone fu vietata nelle trasmissioni radiofoniche e nelle esibizioni pubbliche.
Nonostante questi eventi il successo era ormai un dato di fatto tanto che Seress spinto dalla fama raggiunta decise di ricontattare l’ex fidanzata, sua musa, per dimostrarle che la sua perseveranza era stata premiata e tentare una riconciliazione. Pochi giorni dopo la ragazza fu trovata morta, si era avvelenata e nel biglietto ritrovato accanto al suo corpo erano scritte le parole “Gloomy Sunday”.
Per consegnare alla storia il brano in questione. Per decenni, migliaia di persone sono state lì, di fronte al loro giradischi ad armeggiare con puntine, levette e bottoni per variare la direzione o la velocità dei loro vinili, nella speranza di riuscire a scovare e scoprire qualche indizio.
In ogni caso, l’infausta nomea, i divieti di trasmissione, i boicottaggi alla radio e nelle esecuzioni, non scoraggiarono il successo della canzone e un numero sempre maggiore di artisti si interessò al caso, tanto che dal 1940 in poi la troviamo inserita nel repertorio di grandi nomi della musica: Billie Holiday, Ray Charles fino alla più recente Bjork. Interpretazioni che conferirono alla canzone un successo e una fama ancora crescenti.
Questa canzone venne cantata anche da Norma Bruni, che venne invitata a partecipare ad una trasmissione televisiva. Era il 1970 e la Bruni cantò Triste domenica (traduzione del titolo), da lei già interpretata più volte. Quando finì la puntata, Norma si sentì male ed entrò in coma e morì il 3 gennaio 1971.